Stagflazione: dove investire per non fare la fine degli anni 70

Dove bisogna investire in caso di stagflazione per non fare la fine degli anni 70? Le soluzioni all'inflazione e alla recessione economica
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Dove investire con la stagflazione?

In questo periodo storico si sente parlare sempre più spesso di stagflazione.

La stagflazione è una degli scenari economici più drastici.

Cerchiamo di capire come siamo arrivato a questo punto

La crisi sanitaria che ha colpito gli ultimi 2 anni e i conflitti militari tra Ucraina e Russia hanno coinvolto il mondo intero.

I paesi occidentali per reagire ai duri colpi dovuti alle restrizioni portate dal Covid hanno adottato una politica monetaria espansiva.

La stampa di nuova moneta ha iniettato liquidità nel sistema monetario dei privati e delle aziende per alimentare la produzione e i consumi.

Quando questo tipo di politica si stava per concludere e si stava iniziando un periodo inflazionistico, dovuto all’aumento dei tassi di interessi da parte delle banche centrali, la Russia ha cominciato ad invadere l’Ucraina.

Il settore energetico ne ha risentito duramente ed i prezzi del petrolio e delle materie prime sono aumentati drasticamente portando enormi problemi di produzione, approvvigionamento e trasporti.

Tutto questo si traduce in una possibile e nuova stagflazione.

Ma cosa è esattamente la stagflazione di cui tutti parlano? E dove è possibile investire in caso di stagflazione

Che cos’è la stagflazione?

La stagflazione si riferisce ad un economia che vive un aumento simultaneo dell’inflazione e della stagnazione della produzione economica.

L’inflazione genera una diminuzione del potere di acquisto della moneta e un aumento del costo della vita dovuti alla crescita dei prezzi di beni e servizi.

La recessione economica comporta l’aumento della disoccupazione e la diminuzione del prodotto interno lordo.

Detto in parole diverse si riferisce ad un inflazione stagnante.

Come calcolare la stagflazione?

Per misurare la stagflazione si può utilizzare il misery index o indice della miseria.

Il misery index misura il disagio economico della popolazione causato da disoccupazione e inflazione, due elementi che contraddistinguono questo scenario economico.

Entrambi questi parametri sono considerati dannosi per l’economia e sono quindi molto utili per misurare il suo stato di salute.

L’indice della miseria è stato inventato dall’economista Arthur Okun nel 1960.

Un valore soddisfacente secondo le media nazionali è di un 6/7% dovuto da un inflazione pari al 2% e un tasso di disoccupazione pari al 4/5%.

A febbraio 2022 il misery index ha segnato un valore di 11,67%.

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Fonte: inflationdata

Questo indicatore è stato però spesso criticato perchè non include i dati relativi alla crescita economica.

Una sua variante è stata inventata nel 1999 da Barro che introduce tassi di interesse e PIL nell’indicatore.

Il periodo storico con il più alto misery index sono stati gli anni 70, il decennio che vide per la prima volta questa nuova forma economica.

La stagflazione degli anni 70

La prima stagflazione della storia è stata sperimentata nel 1970 quando molti paesi sviluppati hanno sperimentato un’alta inflazione e forte disoccupazione scatenata da una crisi petrolifera.

La storia non aveva mai visto uno scenario economico simile.

Col passare degli anni si è cercato di risalire al perché fosse successo un periodo dove inflazione e disoccupazione crescevano simultaneamente.

La causa scatenante fu l’aumento del prezzo del petrolio che ridusse la capacità produttiva.

Nel 1973 l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC), principalmente paesi del medio oriente, emise un embargo contro i paesi occidentali.

Questa decisione portò un drammatico aumento del prezzo del petrolio e con esso delle altre materie prime portando ad una disoccupazione galoppante.

Se i costi di produzione e i costi del trasporto aumentano è normale che i beni e i servizi finali crescano di prezzo causando un effetto a catena nella società.

Tra le altre cause che spesso vengono citate quando si parla di stagflazione del 1970 troviamo:

  • la politica economia scadente dell’ex Presidente Nixon che chiese alla FED una politica monetaria espansiva per contrastare la disoccupazione. Nello stesso periodo impose dazi sulle importazioni e il congelamento di salari e stipendi per 90 giorni. Dopo questo lasso di tempo l’economia tracollò per l’aumento repentino dei prezzi;
  • la fine del gold standard, il sistema monetario che vedeva le valute fiat ancorate al valore dell’oro . Senza di esso vengono meno i vincoli per la svalutazione della moneta, la quale perse enormemente il suo potere di acquisto.

Dal 1966 al 1982:

  • la crescita del PIL negli USA è aumentato in media del 2% all’anno rispetto al 4,5% degli anni precedenti;
  • l’inflazione degli anni 70 è aumentata in media del 6% all’anno;
  • la disoccupazione è aumentata in modo repentino passando dal 4% al 9% per poi fermarsi al 6%;
  • l’indice della miseria aveva superato il 20%.

Ricapitolando le cause principali che portano alla stagflazione sono:

  • inflazione elevata;
  • prezzi energetici in forte crescita;
  • problemi di approvvigionamento;
  • politica monetaria espansiva negli ultimi anni;
  • rallentamento della crescita economica.

Questi fattori sono gli stessi che stiamo vivendo nel 2022 e che potrebbero prolungarsi per tutto l’anno se non oltre.

Con dati così negativi alla mano è meglio trovare una strategia efficiente per difendersi.

Scopriamo dove investire in caso di stagflazione.

Dove investire con la stagflazione?

La stagflazione ha colpito duramente l’economie degli anni 70 ma ci ha permesso di capire, almeno in teoria, quali asset performano meglio in questo scenario economico.

Questa immagine raffigura i vari scenari economici dove sulle ordinate si trova l’inflazione e sulle ascisse si trova la crescita economica.

Nel quadrante in alto a sinistra viene rappresentata la stagflazione e gli asset dove investire in caso di inflazione e recessione economica simultanea.

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Gli asset che beneficiano di più dalla stagflazione sono:

  • oro e materie prime;
  • azioni difensive non cicliche;
  • obbligazioni con una duration bassa, indicizzate all’inflazione e dei paesi emergenti;
  • Bitcoin, aggiunto da me per contrastare la diminuzione del potere di acquisto delle valute fiat.

Materie prime

Le materie prime in scenari inflazionistici con un’economia stagnante sono considerate la migliore asset class.

L’oro in primis è l’asset che ha sempre performato a rialzo in questi periodi soprattutto se si aggiunge la svalutazione del dollaro.

Il prezzo dell’oro negli anni 70 è passato da 50$ a 700$, aumentando del 1.400%.

Fonte: tradingeconomics

I metalli preziosi come acciaio, alluminio e rame potrebbero vedere una diminuzione della loro domanda.

Le materi prime invece potrebbero aumentare di prezzo visto che i beni di prima necessità sono gli unici a mantenere una domanda alta.

Le scelte di investimento ricadono sugli ETC delle singole materie prime come oro, argento, petrolio, grano,…

Oppure un paniere completo di materie prime con gli ETF.

Infine investire direttamente in azioni di società che estraggono materie prime come l’oro, (esistono ETF che replicano società di gold mining)

Ho scritto una guida su come investire nelle materie prime se vuoi approfondire l’argomento.

Azioni

Il settore azionario non ha vita facile perchè la crescita economica è molto rallentata.

Durante la stagflazione ci sono titoli che performano meglio di altri.

Sto parlando dei settori difensivi non ciclici quali:

  • beni di consumo (consumer staples)
  • servizi pubblici (utilities)
  • materiali (materials)
  • immobili (reit)
  • ecc.

Non tutte le società di questi settori sono adatte però ad un periodo di stagflazione.

PRICING POWER

Alcune di essi hanno il cosiddetto princing power cioè il potere di determinazione dei prezzi.

Il pricing power è legato all’elasticità di domanda dei prezzi ed in questo particolare caso un aumento dei prezzi di un prodotto non influisce sulla domanda.

All’aumentare del prezzo di un bene o di un servizio la domanda rimane costante perché non ci sono prodotti alternativi sul mercato.

Se le risorse di quel prodotto non possono essere facilmente ottenute il prezzo del prodotto aumenterà e graverà sul consumatore finale.

Un esempio può essere Coca Cola che rimane l’azienda leader nel suo settore oppure Taiwan Semiconductor che produce il 50% dei semiconduttori nel mondo.

Ti lascio un ottimo sito che compare le società in base alla sua capitalizzazione di mercato.

È possibile anche filtrare le azioni in base al loro settore così da capire i leader di mercato.

Il sito di cui parlo è companiesmarketcap.

INTEREST RATE SENSITIVITY

L’interest rate sensitivity misura quanto un asset fluttua al variare dei tassi di interesse.

Le società che hanno una sensibilità ai tassi di interesse inferiore sono agevolate.

Le società più sensibili sono quelle finanziarie, che pagano alti dividendi e quelle altamente indebitate. Queste azioni sono da valutare con molta cautela.

Le società meno sensibili che pagano buoni dividendi sono le utilities, i reit e il settore delle telecomunicazioni.

Gli investitori spesso per ottenere delle rendite passive passano da investire in obbligazioni, penalizzate con la stagflazione, in azioni che permettono di ottenere buoni proventi, come quelle dei settori appena citati.

Obbligazioni

Le obbligazioni sono un’asset class penalizzata con la stagflazione perché l’aumento dei tassi di interesse deteriora le obbligazioni a lungo termine che presentano dei rendimenti inferiori rispetto a quelli delle obbligazioni a breve termine.

Un parametro da valutare è la duration che misura la sensibilità del titolo al variare dei tassi di interesse.

Essa racchiude sia l’ammontare delle cedole che la scadenza.

Maggiore è la duration di un’obbligazione o di un fondo obbligazionario, più sensibile è l’obbligazione o il fondo obbligazionario alle variazioni dei tassi di interesse.

Per questo motivo le obbligazioni a lunga scadenza sono più penalizzate rispetto alle obbligazioni a breve scadenza.

Ci sono però altri due tipi di obbligazioni che potrebbero beneficiare o almeno mantenere il loro valore in un contesto di stagnazione più inflazione:

  • obbligazioni indicizzate all’inflazione, c’è da tenere presente che il loro rendimento migliora solamente se l’inflazione aumenta ancora di più rispetto a quella prevista, in caso contrario hanno un effetto opposto;
  • obbligazioni dei paesi emergenti, possono beneficiare dell’esportazioni di materi prime che fanno aumentare il valore delle economia e delle valute dei mercati emergenti. Bisogna ricordarsi che però sono un asset rischioso.

Bitcoin

Il Bitcoin potrebbe essere la scelta migliore quando si parla di differenziare le valute del proprio portafoglio.

La scarsità di Bitcoin permette ad esso di fargli acquisire valore nel tempo.

In periodi dove le valute fiat si indeboliscono avere una riserva di valore come Bitcoin che si apprezza con il tempo è un’ottima scelta.

Il tasso di inflazione di Bitcoin è solo dell’1,7% in confronto al 7,9% del dollaro statunitense.

Conclusioni

La stagflazione degli anni 70 ha permesso di definire dove investire in questo contesto economico.

Il passato però non è l’esatta proiezione del futuro quindi possono esserci differenze di valutazione.

L’Europa sarà più penalizzata nel 2022 rispetto agli USA a causa dei problemi legati al rifornimento energetico che si propagano in tutti gli altri settori produttivi e sulle tasche dei consumatori.

L’esempio emblematico dei 20 euro per fare benzina è l’esatta rappresentazione di ciò che stiamo vivendo.

Con 20€ facciamo molta meno benzina rispetto ad un anno fa perchè il prezzo del gasolio è aumentato superando i 2€ al litro.

I beni e i servizi costano di più ma noi continuiamo a prendere gli stessi soldi.

Per proteggere il potere di acquisto è fondamentale diversificare.

Diversificare con diverse asset class e con diverse valute.

Materie prime e criptovalute possono difenderti dalla diminuzione del potere di acquisto.

Azioni difensive e obbligazioni con duration bassa possono proteggerti dalla recessione economica.

Affidati ad Athena SCF, la nostra società di consulenza finanziaria, che ti aiuterà a superare l’economia drammatica della stagflazione.

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Filippo Angeloni

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