L’art 5 dello schema di decreto sulla trasparenza delle valute virtuali sta per imporre il monitoraggio trimestrale obbligatorio sulle criptovalute a tutti gli intermediari che operano in Italia. Questa notizia, annunciata da Italia Oggi, va di fatto a rafforzare l’obbligo di dichiarazione sulle cripto in Italia.
Se sei un investitore devi assolutamente capire cosa cambia rispetto a prima e perché questo nuovo decreto è importante. Il nostro governo, infatti, sta cercando sempre più di combattere l’evasione fiscale nel mondo cripto e questa mossa ne dimostra l’intento.
Spieghiamo esattamente cosa sta succedendo.
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Il monitoraggio: quello che dice la legge OGGI
Come spiegavo già in questo articolo, per quanto riguarda il monitoraggio delle proprie criptovalute, la legge non ammette ignoranza: in Italia è obbligatorio!
A stabilirlo è l’art. 4 della Legge n. 227/1990, secondo cui: “Le persone fisiche, gli enti non commerciali e le società semplici (…) residenti in Italia che, nel periodo d’imposta, detengono investimenti all’estero ovvero attività estere di natura finanziaria, suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia, devono indicarli nella dichiarazione annuale dei redditi”.
Ma chi ci dice che le criptovalute rientrano nella definizione di “investimenti all’estero” secondo quanto esprime il sopracitato articolo? A dirlo sono una serie di circolari e risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate, che hanno chiarito più volte nel corso degli anni come trattare Bitcoin e le altre cripto. Vediamole insieme:
- La circolare 38/2013 ha chiarito che: “Sono soggette al medesimo obbligo di monitoraggio anche le attività finanziarie estere detenute in Italia al di fuori del circuito degli intermediari residenti. Poiché alle valute virtuali si rendono applicabili i principi generali che regolano le operazioni aventi a oggetto valute tradizionali, nonché le disposizioni in materia di antiriciclaggio, si ritiene che anche le valute virtuali devono essere oggetto di comunicazione attraverso il quadro RW”.
- Con la successiva circolare 72/2016, l’Agenzia delle entrate ribadisce che la criptovaluta è una valuta estera. Quindi nel rispetto della circolare 38/2013 sul monitoraggio fiscale, anche le valute virtuali ricadono nell’obbligo dichiarativo nel Quadro RW.
La situazione è talmente chiara e consolidata che la stessa Agenzia delle Entrate ha inoltre provveduto a specificare l’obbligo di inserire nel rigo RW1 nella colonna 3 il codice 14 («Altre attività estere di natura finanziaria e valute virtuali»), riferibile al possesso di valute virtuali. Le istruzioni specificano ulteriormente che in colonna 4 non si deve inserire il codice «Stato estero».
Cosa potrebbe cambiare con il nuovo decreto?
Fino ad ora stava alla buona coscienza dell’investitore dichiarare le proprie cripto. Tanti, però, convinti che gli exchanges presso cui avevano acquistato le cripto non avrebbero mai mandato i loro dati all’Agenzia delle Entrate, semplicemente evitavano di fare il monitoraggio. Bene, con il nuovo decreto il governo cerca di spingere questi furbetti a dichiarare.
E come si vuole raggiungere questo obiettivo? Eliminando questa asimmetria informativa! Infatti, l’art. 5 del nuovo schema di decreto del ministero dell’economia e delle finanze dice che:
I prestatori di servizi di valute virtuali che operano sul territorio italiano saranno obbligati ad inviare ogni tre mesi i dati delle operazioni effettuate dai clienti all’OAM. Ricordiamo che l’OAM è l’Organismo competente per la gestione degli Elenchi degli Agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi.
Questa attività di monitoraggio trimestrale dei dati finirà nel registro speciale che potrà essere visionato dalla Guardia di Finanza e dall’Amministrazione finanziaria. In particolare, la trasmissione dei dati dovrà avvenire entro il giorno 15 del mese successivo al trimestre di riferimento.
L’OAM avrà l’onere di conservare i dati ricevuti per almeno 10 anni e il nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza potrà fruire i dati conservati dall’OAM, a fini di accertamento.
Insomma, in attesa di una vera e propria legge europea che possa disciplinare le criptovalute ai fini fiscali, il Governo Italiano inizia a portarsi avanti per garantire maggiore trasparenza. Ormai, infatti, quello delle cripto è un settore in continua espansione ed è quindi importante incentivare comportamenti virtuosi di tutti gli operatori.
Che succede se gli operatori non si adeguano?
Innanzitutto chiariamo che “gli operatori” soggetti a questo nuovo decreto sono:
- i prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale;
- i prestatori di servizi di portafoglio digitale.
Operanti sul territorio italiano. (Giusto per fare un esempio rientrano in queste categorie tantissimi exchanges che usiamo quotidianamente).
Tali soggetti, in caso di entrata in vigore di questa legge dovranno necessariamente adeguarsi entro 60 giorni, aprendo un registro ad hoc nel quale contabilizzare tutte le operazioni. In caso non si adeguassero al nuovo contesto entro i tempi stabiliti, la loro attività sarebbe immediatamente dichiarata abusiva.
Insomma, ci aspettiamo che tutti gli operatori faranno in modo di adeguarsi alla nuova legge.
In sintesi: dobbiamo dichiarare le nostre cripto per evitare accertamenti fiscali!
Come detto, questo registro tenuto dall’OAM potrà essere consultato da tutti gli enti istituzionali per accertare eventuali situazioni sospette. Potranno accedervi il Ministero dell’economia e delle finanze, l’Unità di informazione finanziaria per l’Italia, la Direzione investigativa antimafia, la Guardia di Finanza ed il nucleo speciale di polizia valutaria.
Molto probabilmente potrà avere accesso anche l’Agenzia delle Entrate, che sarà quindi agevolata nell’individuare quei soggetti che non hanno fatto il monitoraggio fiscale o che hanno dichiarato dati falsi. Le basterà infatti incrociare i dati del registro con quanto a lei pervenuto (o non-pervenuto) tramite quadro RW.
Insomma, il monitoraggio trimestrale obbligatorio sulle criptovalute deve sensibilizzarci nel capire che dobbiamo tenere a posto la nostra situazione fiscale in ambito cripto.
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