Se sei un investitore o una azienda interessata a capire come funziona il monitoraggio delle criptovalute sei finito nel posto giusto! In questo articolo andremo ad analizzare quello che dice il legislatore in Italia e daremo tutte le informazioni più importanti da conoscere sul tema monitoraggio criptovalute.
Risponderemo inoltre alle domande più frequenti che possono sorgere sull’argomento. Ad esempio:
- E’ obbligatorio il monitoraggio sui propri investimenti cripto?
- Esiste una soglia minima sotto la quale non c’è necessità di monitorare?
- Cosa succede se mi trovo in una situazione pregressa di omesso monitoraggio fiscale?
- Esiste un professionista che può aiutarmi a sanare la mia posizione fiscale?
- Cosa cambia ai fini del monitoraggio se detengo le mie cripto in un exchange o in un hard-wallet?
Per cui andiamo con ordine e cerchiamo di capire come funziona esattamente il monitoraggio criptovalute in Italia.
Indice dei Contenuti
- 1 E’ obbligatorio il monitoraggio delle criptovalute?
- 2 Esiste una soglia minima sotto la quale non c’è obbligo?
- 3 Cosa succede se non ho fatto il monitoraggio fiscale?
- 4 C’è un professionista che può aiutarmi a sanare la mia posizione?
- 5 Cosa cambia ai fini del monitoraggio se detengo le cripto in un hard-wallet o in un exchange?
- 6 In sintesi
E’ obbligatorio il monitoraggio delle criptovalute?
Per quanto riguarda il monitoraggio delle proprie criptovalute, la legge non ammette ignoranza: in Italia è obbligatorio!
A stabilirlo è l’art. 4 della Legge n. 227/1990, secondo cui: “Le persone fisiche, gli enti non commerciali e le società semplici (…) residenti in Italia che, nel periodo d’imposta, detengono investimenti all’estero ovvero attività estere di natura finanziaria, suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia, devono indicarli nella dichiarazione annuale dei redditi”.
Ma chi ci dice che le criptovalute rientrano nella definizione di “investimenti all’estero” secondo quanto esprime il sopracitato articolo? A dirlo sono una serie di circolari e risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate, che hanno chiarito più volte nel corso degli anni come trattare Bitcoin e le altre cripto. Vediamole insieme:
- La circolare 38/2013 ha chiarito che: “Sono soggette al medesimo obbligo di monitoraggio anche le attività finanziarie estere detenute in Italia al di fuori del circuito degli intermediari residenti. Poiché alle valute virtuali si rendono applicabili i principi generali che regolano le operazioni aventi a oggetto valute tradizionali, nonché le disposizioni in materia di antiriciclaggio, si ritiene che anche le valute virtuali devono essere oggetto di comunicazione attraverso il quadro RW”.
- Con la successiva circolare 72/2016, l’Agenzia delle entrate ribadisce che la criptovaluta è una valuta estera. Quindi nel rispetto della circolare 38/2013 sul monitoraggio fiscale, anche le valute virtuali ricadono nell’obbligo dichiarativo nel Quadro RW.
La situazione è talmente chiara e consolidata che la stessa Agenzia delle Entrate ha inoltre provveduto a specificare l’obbligo di inserire nel rigo RW1 nella colonna 3 il codice 14 («Altre attività estere di natura finanziaria e valute virtuali»), riferibile al possesso di valute virtuali. Le istruzioni specificano ulteriormente che in colonna 4 non si deve inserire il codice «Stato estero».
Esiste una soglia minima sotto la quale non c’è obbligo?
Talvolta qualcuno azzarda a dire che per portafogli sotto i 15.000€ in cripto, non sussista l’obbligo di monitoraggio. Il valore di questa soglia ovviamente non è inventato e arriva direttamente dal sopracitato indicato art. 4, comma 3, D.L. n.167/1990.
Sfortunatamente questa soglia NON è valida per le criptovalute, perché riguarda solo a depositi e conti correnti bancari esteri. Quindi possiamo affermare con assoluta certezza che in Italia l’acquisto di criptovalute è soggetto agli obblighi di monitoraggio anche se di valore inferiore ai 15.000 euro.
Ricordiamo, infatti, che le criptovalute sono state assimilate alle “altre attività finanziarie”, che utilizzano un diverso codice di monitoraggio rispetto a depositi e conti correnti esteri. Inoltre questi ultimi scontano una piccola imposta, non dovuta per le criptovalute. E’ evidente quindi che parliamo di due categorie completamente diverse.
A chiarire questa situazione ci ha pensato direttamente la Banca d’Italia, attraverso una comunicazione datata 30 Gennaio 2015. Questa spiega che le “valute virtuali sono rappresentazioni digitali di valore non emesse da una banca centrale o da un’autorità pubblica.
Esse non sono necessariamente collegate a una valuta avente corso legale, ma sono utilizzate come mezzo di scambio o detenute a scopo di investimento e possono essere trasferite, archiviate e negoziate elettronicamente. Le cripto non sono moneta legale e non devono essere confuse con la moneta elettronica”.
Cosa succede se non ho fatto il monitoraggio fiscale?
Partiamo da un presupposto. Perché il FISCO vuole che ognuno di noi vada a dichiarare i propri possedimenti in cripto? Il motivo è che c’è da parte del legislatore la volontà di controllo per rischi connessi alla detenzione di monete virtuali, come contrasto all’evasione, alla lotta al terrorismo o altre finalità illecite che con le cripto ben potranno esser finanziate.
Quindi quello che è davvero importante non è tanto dichiarare al millesimo le varie plusvalenze fatte nel corso degli anni, ma dimostrare l’origine dei fondi in modo certo ed inconfutabile. Ecco perché all’omesso monitoraggio sono connesse delle severe sanzioni.
Infatti cosa succede se per dimenticanza o per mancanza di conoscenza non abbiamo dichiarato i nostri possedimenti nel tempo? La sanzione per omesso monitoraggio fiscale correlato al quadro RW comporta l’applicazione della sanzione che varia dal 3% al 15% dei relativi valori non dichiarati (dal 6% al 30% per le attività detenute in Paesi Black List). E’ l’art. 5 DL 167/90 a prevederlo.
Non solo, perché in caso di redditi esteri non dichiarati (se ci sono state plusvalenze che era necessario riportare in dichiarazione) la sanzione va dal 90% al 180% per l’infedele dichiarazione, con aumento di 1/3 trattandosi di redditi esteri.
C’è un professionista che può aiutarmi a sanare la mia posizione?
Immaginiamo di non aver fatto dichiarazione delle proprie criptovalute e quindi di avere una posizione fiscale non in regola. E’ possibile in qualche modo sanarla? Naturalmente sì, attraverso un meccanismo chiamato “Ravvedimento Operoso”.
Il ravvedimento operoso è l’intervento spontaneo del contribuente che versando quanto non precedentemente corrisposto va a sanare la sua posizione nei confronti del fisco. In questo modo si vanno a regolarizzare errori e/o omissioni pagando naturalmente sanzioni ridotte. Non è possibile quindi annullare la sanzione, ma è possibile ridurla.
Poiché il ravvedimento è una attività complessa che varia da caso a caso, vale sempre la pena affidarsi ad un professionista. Se non ne hai uno e vuoi mettere in regola la tua posizione fiscale o vuoi semplicemente dichiarare le tue cripto, puoi affidarti a noi.
Collaboriamo con è uno dei massimi esperti in Italia in tema legale e fiscale connesso a Bitcoin e Criptovalute. Non esitare, contattaci e prenota una chiamata strategica.
Cosa cambia ai fini del monitoraggio se detengo le cripto in un hard-wallet o in un exchange?
Fino ad ora abbiamo detto che le criptovalute sono soggette all’obbligo di monitoraggio in quanto assimilabili ad “attività estere di natura finanziaria“. Alcuni quindi hanno provato a sollevare dubbi sul significato di “estero”.
Che cosa succede infatti se io posseggo le mie cripto in un hard-wallet personale locato in Italia di cui posseggo la chiave? O cosa accade se sono custodite da un exchange italiano? Sono ancora considerabili attività estere? La risposta è sì.
Le monete virtuali si monitorano ovunque esse siano detenute, siano esse all’interno di chiavi private, hard wallet, o exchange italiani in quanto trattasi per definizione di attività di natura estera.
Anche se il luogo di detenzione delle valute virtuali non può che risultare coincidente con lo stato di residenza del contribuente, l’omessa indicazione in RW del codice stato estero, la natura di valuta estera e la necessità di monitoraggio ci fanno affermare che il monitoraggio è sempre obbligatorio.
In sintesi
Dichiara sempre le tue criptovalute e metti in regola la tua posizione fiscale se non vuoi avere sanzioni. Se non sai come fare affidati ad un professionista contattaci e prenota una chiamata strategica.